giovedì 3 dicembre 2015

Stress, panico e fobie. Seconda parte.

Stress, panico e fobie.
Seconda parte.

La diagnosi

 
Una corretta diagnosi non dovrebbe occuparsi solo dei sintomi ma dovrebbe prevedere anche d’individuare i motivi del loro formarsi! Uno stato febbrile è solo l’indice di una malattia che può esprimersi anche in altre forme. Pur partendo dai sintomi, l’obiettivo della cura è quello di andare all’origine della febbre cercando di rimediare intervenendo sulla causa. Purtroppo spesso non è possibile risalire alle cause, come accade nel caso delle manifestazioni ansiose, nel panico e nelle fobie; sarebbe allora necessario formulare ipotesi che, cercando di spiegarne le cause, cercassero d’individuare, nella dinamica psicologica storica ed evolutiva, il costituirsi dei sintomi.  
In un'occhiata d'insieme invece, nello specifico di queste tre evenienze, colpisce la similitudine sintomatica cui si fa di regola riferimento. I sintomi di irrequietezza motoria, sudorazione, tremori, bocca secca, mancanza d'aria, tachicardia, nodo alla gola, disturbi intestinali, nausea, cefalea, sudorazione, vampate, brividi, oppressione toracica, vertigini, depersonalizzazione e derealizzazione, si possono presentare per tutti i tipi di disturbi d'ansia. Accade che esiste una predilezione soggettiva, che non è dato sapere da cosa dipende. Ognuno coltiva alcuni specifici disturbi, somatici o psichici: disturbi del sonno, di distraibilità, di affaticabilità, di preoccupazione, tensione, apprensione, preoccupazione, eccessiva vigilanza, impazienza, ecc., e malgrado questa diversità i sintomi vengono trattati, quasi per tutti i casi, allo stesso modo, con pochi tentativi di analisi differenziale. Tra l’altro, se quello di guardare solo ai sintomi può essere visto come un atteggiamento semplicistico, ad aggravare i rischi di un errore diagnostico c’è il fatto che, per questi tre disturbi dell’arco ansioso, non è nemmeno possibile definire il grado di familiarità. Cioè, dato che in quest’arco si presentano più frequentemente quelle persone i cui familiari prossimi sono stati   soggetti allo stesso tipo di disturbo, non si capisce fino a che punto queste persone ereditano i disturbi per simpatia, per trasmissione genetica o li costruiscono ex novo.
Le caratteristiche di questi disturbi sono, quindi, complesse e contemporanee non esistendo una gerarchia temporale né un ordine discreto per cui dal disturbo più leggero si passi al più invasivo. I sintomi, fisici e psichici, si specificano reciprocamente e si determinano realizzando un accoppiamento strutturale (Maturana e Varela 1984) apparentemente casuale. E si potrebbe ipotizzare che, proprio in questa casualità, si realizzi l'eredità familiare, quella in cui gioca un ruolo importante la … sistematica e prolungata esposizione del bambino ad una figura genitoriale ansiogena (Infrasca, 2006). Già questi soli dati dovrebbero bastare ad orientare l’indagine diagnostica anche sulla relazione almeno quanto sulle componenti neurochimiche. Trascurare l’aspetto relazionale rende molto più difficile individuare le cause a monte di un disturbo di questo genere e, inoltre, comporta il rischio di confondere il sintomo con la malattia. Ancora, si corre il rischio di guardare ai pazienti come se fossero loro stessi il disturbo e non i semplici portatori di eventi (processi) disturbanti le relazioni. Un esempio emblematico può essere quello dell’anginofobia. In questo caso il sintomo portante è la difficoltà di ingoiare alcuni determinati cibi o i cibi in genere. Chi ne soffre si dichiara ovviamente attratto dalla necessità e desiderio di eliminare il sintomo. Di contro, lasciano perplessi quegli interventi che, colludendo con la domanda, vedono solo nella prescrizione medica, intesa ad ottenere una remissione a volte anche evidentemente lontana dal realizzarsi, la soluzione del problema; e ciò anche in evidente assenza di un disturbo d'organo.
Allora, quale lettura diagnostica adottare?

Giuseppe Ciardiello

Bibliografia

 Infrasca, R., "Il disturbo da attacchi di panico", FrancoAngeli Ed., 2006.

 Maturana, H., F., Varela, "L'albero della conoscenza", Garzanti, 1987.

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