sabato 4 aprile 2020

Coronavirus e respiro: una prova di forza


 Pensieri in libertà nell'aria che si respira!


Benché in sé stessi dolorosi o piacevoli, i sintomi sono sempre un'autoterapia per il terrore e per l'estasi, sono dei modi per dosare l'intensità di ciò che le persone provano per gli altri o di ciò che vogliono da loro. 
(A.  Phillips, ‘Paure ed esperti’, Ponte alle Grazie, 2003, pag. 79)




Non ne siamo del tutto consapevoli o non vogliamo esserlo o non possiamo permetterci di esserlo, ma questo virus sta toccando la società che siamo nei suoi aspetti di carattere e si sa che colpire il carattere di chicchessia significa colpirlo nel respiro.

Gli eventi respiratori si compongono di movimenti muscolari e tendinei che coinvolgono tutto il corpo.

In un percorso di body-scan, in cui si presta attenzione al dettaglio di tutti i movimenti, ci si accorge che ogni atto respiratorio si compone di movimenti, grandi o piccoli che siano, che coinvolgono ogni parte dell’organismo.

Nel momento della inspirazione la testa tende a sollevarsi portando il mento in alto. Il collo si piega all'indietro mentre le spalle si sollevano delicatamente trascinando nel movimento lo sterno e quindi anche le costole si sollevano per mezzo dei muscoli intercostali in un movimento a fisarmonica.

I muscoli dorsali si tendono aprendo il petto e spostano ulteriormente indietro le spalle provocando un’accentuazione corrispondente della curva lordosica del bacino che bascula ancora più indietro di quanto sia solito, facendo più spazio ai visceri che si distendono in verticale,compressi come sono dai muscoli addominali.

Nel suo spostamento il bacino ruota anche leggermente e stira i muscoli e tendini delle cosce che stirano anche quelli delle gambe così che, come conseguenza dello sbilanciamento complessivo del corpo, l’appoggio dei piedi cerca un nuovo equilibrio.

Tutto questo movimento avviene in un piccolo volume di spazio e in maniera così fine e delicata che non ci si accorge di niente. E' questo che porta a dire che noi si è il respiro e che pertanto non lo si può avvertire perché questo movimento è consueto ed è talmente solito nella dinamica respiratoria che rappresenta la normale scansione polmonare. E quindi quel movimento appartiene alla vita, che ci abita e ci produce, che si realizza in piena autonomia malgrado noi e il fatto di accorgerci o meno della sua realizzazione.
In pratica noi siamo questo movimento.

Ma questo movimento non è il movimento originario degli organi che ci costituiscono, non ha la stessa fluidità e ampiezza del movimento primario.

Fin dal concepimento si producono modifiche strutturali, nell'organismo umano, che cercano coordinazioni e integrazioni per costruire relazioni idonee alla sopravvivenza. 
Ciò avviene a scapito dei ritmi originari.

Donna, Felicità, Sunrise, SilhouetteRitmi biologici e pulsativi, respiratori, cardiaci, escretori, di tutti i ritmi funzionali che cercano e trovano adattamento in nicchie relativamente strette costruite in risposta a stimoli ambientali (sociali).

La famiglia condiziona la vita dei figli educandoli attraverso la modulazione delle emozioni, a loro volta veicolate dal respiro.

Sì, perché ogni respiro ha la sua emozione allo stesso modo in cui ogni emozione ha i suoi respiri.
 Lowen afferma che la maggior parte delle persone respira in maniera superficiale e tende a trattenere il respiro ogni volta che si trova in situazioni di stress anche lieve. Ma a cosa è deovuto questo disturbo? Per Lowen la sua origine è da ricercare nelle emozioni represse nell’infanzia: i bambini trattengono il fiato per bloccare il pianto, restringono la gola per non urlare e contraggono il petto per trattenere la rabbia. Ognuna di queste forme di repressione porta a una riduzione del respiro. L’individuo deve limitare la respirazione per mantenere la repressione dei sentimenti e per non provare l’ansia che vi è associata. Già Reich aveva notato la relazione tra ansia e disturbi della relazione. La rspirazione superficiale, e più in generale le difese psichiche e somariche, hanno infatti la funzione di proteggere la persona adulta dall’ansia.’ (‘Il corpo non mentedi L. Marchino e M. Mizrahil, Frassinelli, 2004).
Ma si respira fin dal concepimento…

È vero che nel ventre materno è il cordone ombelicale a fornire l’apporto d’ossigeno, ma è anche vero che comunque sia i movimenti vegetativi dell’embrione, e poi del feto, comprendono anche quelli polmonari. Fin dalla loro formazione i polmoni si esercitano con l’uso del liquido amniotico e sono in sintonia con tutti i movimenti organismici, che sono organizzati in un ritmo univoco. Se questa armonia non fosse interrotta da eventuali dissonanze del ritmo materno, semplicemente il bambino non verrebbe ad esistere[i]

Quindi si viene ad esistere fin dal concepimento perché fin d’allora ci si incontra con un elemento estraneo, ritmicamente diverso dalla costituzione fisica di cui si è portatori.

Sarà il ritmo di cui si potrà diventare consapevoli. 
Dalla nascita sarà quello del respiro il ritmo più facilmente accessibile al controllo semivolontario, della consapevolezza. 
Sentire il cuore potrà far paura, ma sentire il respiro, ampio e libero, sarà la scoperta della caratterizzazione delle emozioni che, ad ogni modifica ritmica, se ne rivela una nuova costruendo diagrammi emozionali e arcobaleni di Dimensioni Psicologiche (il modo di agire delle persone agli eventi) che rappresentano il carattere delle persone.

Perché sì, i modi di respirare, adattati alle situazioni relazionali, tendono a diventare stabili e a replicarsi costituendo la base per il mantenimento di schemi comportamentali fissi, sicuri e garantiti così che possano formare le basi per un sentimento d’identità e di carattere.

In tal caso si è ‘quella’ persona; quella che si emoziona in quelle certe occasioni e che reagisce in tal modo a certe condizioni, parla in quel modo, con quel ritmo e con quel ritmo respira. 

Quella è anche la sua capacità energetica, la sua capacità di esistere:
Nella visione di Lowen, coerente con Reich, l’energia e la respirazione hanno questo rapporto: durante l’inspirazione ci carichiamo di energia … durante l’espirazione scarichiamo energia. Di conseguenza, il modo in cui una persona respira consente di fare delle ipotesi sul suo livello energetico: più la respirazione è profonda, più il <<fuoco>> del processo metabolico viene alimentato e dà vigore al corpo.’ (Id, pagg. 134/135)
Il covid 19 è un ‘carognavirus’ perché colpisce nella parte più vitale delle persone ma anche della società.

Intacca il carattere della società perché la colpisce nei suoi ritmi, nelle espressioni vitali delle sue attività, nei suoi strumenti di produzione energetica, nei suoi livelli e nelle sue attività ‘respiratorie’, nel suo carattere.

Allora bisogna anche cercare di trarre insegnamento da queste vicende e notare che è la nostra onnipotenza narcisistica ad essere stata colpita e che i livelli respiratori e ritmici che si erano raggiunti, prima che questo virus apparisse, erano deleteri per l’umanità stessa.

Il coronavirus ci ha obbligato a notare che non c’era più tempo per guardarsi negli occhi. Non si sapeva più respirare l’aria di un incontro reciproco. Si era dimenticato come arrivare a vedersi al di là dell’espressione del viso e non si sapeva già più concedersi il tempo per un racconto intimo. Un racconto che fosse l’invito per l’accesso ad una porta del cuore priva di chiavi e di password. Non c’era più lo spazio per generare quel ‘caos in sé per poter generare una stella danzante’ (Nietzsche), ma il caos era diventato solo capace di produrre paura, ansia, panico, follia nevrotica, smania da prestazione, voracità di produzione, gare di rendimento.
Da tutto quello che sta accadendo ci si può solo augurare che l’occasione offerta da questo virus sia colta per riappropriarci del reale respiro. Che si possa recuperare la capacità energetica originaria che, veicolata da un’aria maggiormente silenziosa e resa pura dall’abbandono delle auto e dallo spegnimento dei camini e ciminiere, ci insegni a non averne paura ma sentirne il benefico effetto. Di liberarci finalmente dal timore di non saper cosa fare della maggiore forza che si può avvertire nell’organismo quando si smette di fumare. Di smettere di sostenere e identificarci in una società narcisista che solo stando in apnea, e morendo di asfissia, riusce a realizzare il sogno del proprio paradiso virtuale.

Insomma se questo carognavirus veramente ci insegna qualcosa, allora dovremmo riuscire a cambiare il carattere della società che conta così da continuare a respirare anche quando tutto questo sarà finito.
 
Giuseppe Ciardiello

[i] Si può certamente presumere che, dal concepimento in poi, il corpo e la psiche si sviluppino insieme, fusi dapprima e, gradualmente, sempre più distinti l’uno dall’altra. Certamente, prima della nascita, si può dire della psiche (indipendentemente dal soma) che esiste un procedere personale, una continuità nello sperimentare. Questa continuità, che si può chiamare l’inizio del Sé, è periodicamente interrotta da fasi di reazione alle pressioni. Il Sé comincia a comprendere ricordi di fasi limitate in cui la reazione alla pressione disturba la continuità.’ … E’ più probabile che sia il ritardo della respirazione associato ad un atto di nascita troppo prolungato a costituire il fattore traumatico, piuttosto che l’inizio stesso della respirazione. La mia esperienza psicoanalitica m’induce a credere che non è necessariamente vero che in tutti i casi l’inizio della respirazione sia traumatico.’
(Donald W. Winnicott, ‘Trauma della nascita e angoscia’ in ‘Dalla pediatria alla Psicoanalisi’, Martinelli & C., 1975, pag. 231).


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