martedì 28 marzo 2017

La difficile scelta della scuola di psicoterapia

L'inflazione della professione psicoterapeutica ha anticipato di poco l'idea di proporre qualcosa di analogo e, al contempo, diverso. Sono nate scuole di counselor ex novo e, di rimando, scuole di vecchia tradizione si sono proposte per questo nuovo approccio.





Ma è veramente un nuovo approccio? O è solamente un nuovo elemento di confusione?





La materia psicologica nasce ambigua per diversi ordini di motivi. Il primo è probabilmente dovuto alla sua tradizione che la vuole figlia della filosofia e della necessità di ricevere consigli. La cura dell'educazione, dell'insegnamento e dell'accudimento si è sempre confuso con la cura all'educazione, all'insegnamento e all'accudimento. Insegnare ad accudire è diverso dall'accudire ma questa distinzione, che prevede anche l'attenzione agli strumenti e alle modalità dell'accudire, è poco curata e spesso si superficializza, il che è come dare per scontato di sapere in cosa consista sia un aspetto che l'altro.

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Altri aspetti possono derivare da motivi pratici quali la difficoltà a spiegare gli strumenti che vengono usati per raggiungere quali finalità. Così le scuole di psicoterapia, che formano professionisti diversi dagli psicologi, spesso non prevedono la possibilità di entrare nello specifico della formazione e, anche quando si pubblicizzano, lasciano largo margine all'immaginazione per quanto attiene alle differenze operative che distinguono gli psicoterapeuti dalle altre professioni e finanche tra i differenti approcci.



Una più puntuale descrizione di queste mancanze è data dalle seguenti righe:


"Sottolineiamo la diffidenza rivolta allo psicologo, perché propone al contempo la ricerca d'aiuto,  di sollievo dai problemi, di soluzione alle difficoltà individuali o sociali, di guarigione da profondi sconvolgimenti emozionali, quali ansietà, angoscia, paura, rabbia, panico, odio, abbandono, solitudine... e la perplessità sulla reale competenza dello psicologo ad affrontare e risolvere quest'ordine di problemi. Spesso, nel contesto sociale, si fa riferimento allo psicologo come al <<medico dell'anima>>, a colui ce si occupa dei disturbi emozionali dei singoli,  della coppia o della famiglia, senza peraltro mai accennare agli strumenti che lo psicologo può usare per affrontare un tale ordine di problemi. Si sa, sia pur per grandi linee, come opera il medico: si conosce la necessità di porre una diagnosi, al fine di decidere quale sia il presidio terapeutico più efficace per quella specifica malattia, individuata diagnosticamente; si conosce la relazione stretta che il medico pone tra diagnosi causale della malattia e farmaco o intervento chirurgico utilizzato per la stessa. In altri termini si sa, sia pur con approssimazione, come opera il medico e quali siano i fondamenti scientifici che ne legittimano l'azione. Non è così per lo psicologo, spesso confuso con lo psicoterapista; qui le cose si fanno particolarmente complesse per una comprensione, da parte del profano, circa i fondamenti scientifici dell'azione psicologica e circa la sua credibilità. Differenti forme di psicoterapia, quali la psicoanalisi, la terapia cognitiva, quella transazionalista, quella sistemica, si rivolgono a persone con la medesima domanda di partenza, utilizzando vari metodi, con durate, costi, modalità pragmatiche molto diverse tra loro; a volte, differendo anche nel fine. Tutto ciò è difficile da comprendere e da accettare per chi fa l'ipotesi di rivolgersi allo psicologo. La scelta, il più delle volte, avviene in base ai consigli, indicazioni di parenti o conoscenti, notorietà dello psicologo, suggerimenti provenienti da altri professionisti stimati, in primo luogo il medico cui ci si rivolge abitualmente. In altri termini, lo psicologo viene scelto entro un contesto, quello degli psicologi appunto, di cui non ci si fida, perché non si conosce e si ritiene poco credibile. Ciò porta all'idealizzazione dello psicologo che si è scelto, e sappiamo che tale processo viene messo in atto per tenere a bada l'aggressività, della quale sarebbe oggetto la figura idealizzata se non fosse, appunto, al riparo dell'idealizzazione. In altri termini, lo psicologo è, nella stragrande maggioranza delle relazioni di domanda, oggetto di emozioni ambivalenti molto forti."



(pagg. 237/238; "Analisi della domanda; teoria e tecnica dell'intervento in psicologia clinica", Renzo Carli e Rosa Maria Paniccia, Il Mulino, 2003)






Allo stesso modo si ignora spesso l'esigenza etica che richiede la professione che ci siamo dati.


Il mestiere dello psicoterapeuta si esplica anche nel proprio agito esistenziale. Lo psicologo e lo psicoterapeuta sono anche figure umane che, nell'immaginario sicuramente, ma anche nella realtà della vita pratica, devono dare dimostrazione della possibilità di quello che vendono.




Al contrario delle altre professioni, per la materia psicologica lo psicologo e il terapeuta sono i primi esempi della validità delle proprie teorie proprio come, per i figli, lo sono i genitori.


"Al limite, un ingegnere o un medico possono essere bravi anche se la loro tendenza ideologica li rende propensi al razzismo, alla discriminazione dei più deboli, dei diversi. Per uno psicologo questo non è possibile: se lo psicologo avesse posizioni ideologiche contrarie all'innovazione, all'accettazione della diversità quale risorsa, se non condannasse ogni forma di discriminazione entro i processi di convivenza, se non fosse critico nei confronti del potere senza competenza e del suo imporsi entro i sistemi sociali, lo psicologo potrebbe giustificare l'atteggiamento di diffidenza nei suoi confronti. Accettare la diffidenza nella domanda, non reagire collusivamente ad essa, guardare ironicamente alle provocazioni che evoca nell'interlocutore, aiutarlo ad un pensiero sull'emozione e sugli agiti che la diffidenza induce entro la relazione di domanda, tutto questo è possibile solo se lo psicologo non viene coinvolto nella relazione, in base alla sua adesione ideologica. Al posto dell'ideologia qualificante e condizionante entro le relazioni sociali, lo psicologo può vivere la fiducia in se stesso sulla base della competenza, della tolleranza verso le provocazioni alle quali l'altro spesso lo sottopone, della speranzo in un ingresso del pensiero emozionato là dove, al momento, c'è solo emozionalità agita." (pagg. 242/243; idem!)





Sapendo spiegare cosa accade nell'animo umano è necessario imparare a spiegare, anche pubblicamente, come si tratta questo materiale perché il trattamento che gli si riserva attiene all'identità professionale che, a sua volta, riflette la fiducia che ognuno ha nel metodo che usa.



Purtroppo anche gli ex allievi, oggi terapeuti, sembra dimentichino gli anni precedenti l'iscrizione e le difficoltà incontrate per decidere quale scuola scegliere. Una volta formati sembra che il lavoro li distragga dalla necessità di raccontarsi al grande pubblico e far comprendere con semplicità il proprio modo di lavorare.





Giuseppe Ciardiello

giovedì 23 marzo 2017

Sogno, immagini, occhi e vegetoterapia

"I sogni sono messaggi diretti che arrivano dall'unità corpo/mente, fornendo informazioni preziose su quello che accade sul piano fisiologico, oltreché emozionale. Prendere coscienza dei propri sogni è un modo per origliare la conversazione che è in corso tra psiche e soma, corpo e mente, e raggiungere livelli di consapevolezza che in genere sono al di là della nostra capacità di percezione.

Che cosa avviene quando si sogna? Le varie parti dell'unità corpo/mente si scambiano informazioni, il contenuto delle quali giunge alla nostra coscienza sotto forma di storia, completa di intreccio e personaggi tratti dalla lingua della coscienza quotidiana. A livello fisiologico, la rete psicosomatica si sintonizza nuovamente ogni notte, in vista del giorno successivo. I cambiamenti si verificano nei circuiti di feedback man mano che i peptidi si riversano nell'organismo e legano con i recettori per avviare le attività necessarie all'omeostasi, o per tornare alla normalità. Le informazioni su questi aggiustamenti penetrano nella coscienza sotto forma di sogno e, dal momento che questi sono gli elementi biochimici dell'emozione, il sogno non è fatto solamente di contenuti, ma anche di sensazioni."


("Molecole di emozioni", Candice B. Pert, TEA ed., 2005) 

La pratica clinica non può eludere il tema del sogno.

Ogni esperienza analitica deve fare i conti con l'esperienza onirica che, tutte le notti, diventa protagonista della vita delle persone al posto della realtà.

Questa sostituzione avviene anche compromettendo il senso di lucidità che ci caratterizza e che è dato dalla costante consapevolezza dello stato mentale. A volte i sogni sono talmente veri da sovrapporsi al senso che si ha del reale per cui è preferibile dimenticarli e fingere di non accorgersi del turbamento che provocano.

Un ulteriore disagio può essere offerto dal materiale che si presenta nello stato di sonno. Il sonno è la condizione in cui le difese sono allentate e la fantasia può esprimersi in tutta la sua forza realizzando relazioni magiche tra le cose psichiche.
Queste soluzioni hanno valore di metafora per la vita quotidiana.

Nell'approccio Analitico Reichiano anche per l'interpretazione dei sogni si può usare lo strumento vegetoterapeutico.

Per questo scopo possono essere usati gli acting oculari; in particolar modo i movimenti orizzontali e obliqui degli occhi.

L'approccio analitico classico al sogno prevede l'interpretazione univoca ed oggettiva delle immagini oniriche sia in senso freudiano sia junghiano. Ambedue questi approcci assumono le immagini oniriche come sovradeterminate e il loro senso, da cui l'interpretazione, è detenuto dall'operatore (analista).

In Vgt questi punti di vista oggettivi vanno rigorosamente tenuti a bada.

Non potendo far finta di non conoscerli, vanno tenuti a mente ma non espressi mentre si cerca il senso soggettivo delle immagini.
Così l'immagine onirica, anche quando è facilmente riconducibile ad interpretazioni classiche, resta un oggetto che rappresenta solo l'esperienza soggettiva. Per esempio, un oggetto cavo, vuoto o contenente materiale specifico, viene riproposto invariato alla fantasia della persona che deciderà autonomamente il tipo di trasformazione da imprimergli.
Sarà proprio il tipo di trasformazione dell'oggetto a suggerire il senso dell'interpretazione. Questo sarà dato dalla forma che l'oggetto si troverà ad assumere, dal suo contenuto, dalla posizione, dai colori, dalla posizione circa il contesto e dall'uso che ne faranno i protagonisti nell'intero percorso. L'intero processo assume un senso dinamico in concomitanza con l'elaborazione che, legata ai movimenti oculari proposti dall'operatore, si colora anche relazionalmente.

Questo modo di trattare il materiale onirico, da un punto di vista concettuale è molto più vicino al sogno da svegli guidato di Desoille (Desoille, R., "Teoria e pratica del sogno da svegli guidato", ed. Astrolabio, 1974) che lascia i protagonisti liberi di stabilire il percorso narrativo da seguire mentre l'operatore svolge la sola funzione di facilitarne l'esposizione.

In Vgt si parte da un'immagine fissa del sogno come fosse un fotogramma cinematografico.
Ogni step narrativo è seguito da un movimento oculare per un numero fisso di oscillazioni. Questo numero fisso è soggettivo e sembra dipendere dagli aspetti di personalità. Ci sono persone che con poche oscillazioni oculari producono molti cambiamenti negli oggetti della fantasia mentre altri richiedono un maggior numero di movimenti.

Questo è uno degli aspetti più intriganti del metodo e che si sta cercando di monitorare.

Un altro aspetto interessante è il vissuto complessivo che si riscontra alla conclusione dell'analisi delle sogno.

A fronte dei vari vissuti transferali, sembra che l'interpretazione dei sogni svolta con l'ausilio della Vgt, nella persona che analizza il sogno comporti un accresciuto interesse circa l'analisi stessa del sogno. Aumenta la curiosità e si ha l'impressione che sorga un senso d'affetto nei confronti del sogno piuttosto che nei confronti dell'operatore.

Questa pratica si presta inoltre anche a costruire un ponte con gli aspetti più propriamente cognitivi da parte delle pratiche motorie e comportamentali.
E' facile verificare quanto il processo interpretativo legato al movimento oculare sia legato sia alla rappresentazione quanto all'immaginazione.
Se si prova, con gli occhi chiusi, a rappresentarsi parti del proprio corpo ci si accorge che gli occhi si dirigeranno nella direzione in cui sono posizionati gli organi rappresentati. Se si cerca di rappresentarsi l'indice della mano destra, che è appoggiata sul ginocchio destro, sarà difficile rappresentarlo tenendo lo sguardo a sinistra o immobile.
Lo stesso vale per l'immaginazione. La corsa di una lepre, immaginata in un bosco mentre ci attraversa la strada, sarà impossibile rappresentarsela tenendo bloccato il movimento degli occhi.
L'immaginazione e la rappresentazione, degli oggetti, delle persone e di noi nello spazio, sono eventi corporei e cognitivi.   

L'interpretazione dei sogni con l'ausilio di un acting di vgt, è stata effettuata per qualche anno nell'ambito della Scuola Italiana di Analisi Reichiana (S.I.A.R. di Roma). Nata come pratica seminariale, per motivi diversi questa proposta è stata poi abortita trovando seguito in ulteriori pochi incontri di laboratorio.
Ad oggi si svolge solo in ambito privato ma, visti i risultati e i risvolti teorici, sarebbe oltremodo interessante se si riuscisse a costituire un gruppo di vegetoterapeuti interessati a proseguire questa ricerca.

Giuseppe Ciardiello





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