Psicoterapia e analisi
Il fatto che la Vegetoterapia sia derivata dalla psicoanalisi non giustifica l’utilizzo moderno del termine ‘Analisi Reichiana’ quando vogliamo fare riferimento ad essa. Quello che il termine aggettivato, Analisi Reichiana, sembra intendere è differente dall’uso terapeutico della Vegetaterapia che, per conservare le sue caratteristiche originali di tecnica terapeutica, necessita di riferimenti epistemici differenti da quelli cui si ricorre in applicazione analitica. A meno che non si voglia intendere qualcosa di diverso che allora andrebbe esplicitato.
Spesso ho cercato di trovare le parole per esprimere il rammarico per la perdita di valore terapeutico dell’Analisi Reichiana quando esclude dal suo repertorio le conoscenze che potrebbero derivarle dall'indagine delle strutture mentali. Purtroppo non sono mai riuscito a trovare il nesso con quanto sentivo di stare vivendo che era sempre più orientato all'individuazione nel corpo delle stretegie mentali.
Oggi voglio provare a rendere pubblico questa opinione avvalendomi di alcune pagine di uno scrittore che purtroppo ha concluso la sua vita troppo presto. Nel suo breve tempo ha però trovato l'estro di efficaci parole per raccontare gli intenti del lavoro cui si fa normalmente riferimento quando si parla di terapia psichica (psicoterapia). Il lavoro psicoterapeutico è quello per cui molti, come me, si laureano in psicologia clinica. Sperano di imparare ad usare la relazione, il rapporto e il contatto per provocare un cambiamento nel modo di comprendere e agire il comportamento delle persone, senza usare necessariamente strumenti chimici, biologi o mentali.
Nell'analisi, si dice, lo scopo non è il cambiamento. Questo, seppur si verifica, accade solo incidentalmente e non riguarda pertanto le preoccupazioni dell'Analista. Ciò su cui si lavora è l'aspetto esistenziale, quasi filosofico della vita, trovando motivazioni epistemiche nel modo di intendere la vita, la propria malinconia, a volte il disamore o, pecca valida per qualunque tema problematico, il non 'saper amare'.
In terapia il cambiamento del comportamento, condizionato dagli stati mentali, è qualcosa che appartiene alla regola e alla norma dell’esistenza umana per cui, nelle relazioni, bisogna ritenere che l’essere umano, fin dal suo concepimento, impara e disimpara a comportarsi privilegiando quei comportamenti, mentali e corporei, più vantaggiosi nell’economia della sopravvivenza.
Il lavoro psicoterapeutico corporeo si pone allora strategicamente sulla linea dei cambiamenti comportamentali e relazionali, con l’intento deliberato di cogliere quelle strategie mentali disfunzionali al comportamento attuale. Solo che le strategie comportamentali agite col corpo sono elaborate dalla mente per cui, il lavoro richiesto ad uno psicoterapeuta è quello di esplicitare sia i comportamenti evidenziati nell'agito sia le strategie mentali adottate dalla mente/cervello così da poterle contenere e modificare.
Ciò richiede anche amore e passione perché l’avventura relazionale è di per sé coinvolgente e quando la si usa professionalmente, ci si ritrova a camminare in bilico sulla lama di un coltello tra la professione e la vita privata e pubblica, tra l’etica professionale e il rispetto per le persone..
Ciò richiede anche una costante presenza mentale. Richiede la conoscenza del funzionamento cerebrale sia da un punto di vista biologico, con le sue molecole e connessioni nervose, sia mentale con i suoi processi, credenze, fedi, superstizioni ecc. Tale approccio richiede la conoscenza di tecniche derivanti da epistemi corrispondenti.
L’introduzione di termini ‘analitici’, che derivano più o meno esplicitamente dalla psicoanalisi classica che, per intenderci, fa riferimento al primissimo Reich quando ancora si pregiava di appartenere alla corrente freudiana, nell’impianto vegetoterapico non è mai servito a rafforzare strumentalmente la tecnica. Anzi si può dire che le manovre cosiddette analitiche, quando vengono agite nel modello vegetoterapico, assumono un aspetto malamente imitativo mancando di solito un training specifico adeguato.
Per questo credo che, quando è necessario insistere nella definizione aggettivale dell’analisi, come sembra aver deciso anche la Bioenergetica che si autodefinisce ‘Analitica’, l’analisi cui si fa riferimento deve essere intesa diversamente dalla psicoanalisi dinamica originariamente riferita a Freud. Ma se così stanno le cose allora andrebbe specificato e ben delineato il senso dell'approccio analitico inteso nel senso corporeo.
Nella narrazione che Giannantonio fa nel suo libro postumo della tecnica sensomotoria da lui utilizzata, ‘Introduzione alla psicoterapia sensomotoria’ edito dalla Alpes nel 2020, , credo si possa individuare sia il senso degli interventi psicoterapeutici sia un esempio circa i processi mentali cui risalire sia le eventuali modalità da adottare per individuare utili suggerimenti relativi agli epistemi e le ricerche da usare per restare fedeli allo spirito psicoterapeutico schiettamente corporeo.
Credo inoltre che questo orientamento sarebbe coerentemente impostato a quanto lo stesso Reich oggi privilegerebbe.
Giuseppe Ciardiello
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