martedì 20 luglio 2021

Sesso Amore Perversione in un articolo di Mirella Origlia

 

‘Amore e perversione’ di Mirella Origlia.

 

Periodicamente riprende lo scaricabarile, tra scuola, educatori, genitori e agenzie sociali, su chi dovrebbe occuparsi dell’educazione sessuale dei giovani.

Le ricorrenze storiche di quest’argomento si sono presentate come delle tappe sociali in cui si è realizzata, con molta fatica, quella libertà di divorzio, di aborto e di espressione della propria identità sessuale che però, con ancora molto vigore, le tendenze distorte dell’umanità cercano di cancellare.

L’evento Covid19 ha esasperato i conflitti evidenti e latenti.

Laddove ci si era abituati a trascorrere la maggior parte del tempo della propria giornata fuori casa, e ciò vale per le donne e per gli uomini, oggi ci si accorge che la condivisione forzata degli spazi familiari li rende meno intimi o troppo intimi facendoli diventare asfissianti. Inoltre, abituati alla più moderna tecnologia e alla crescente richiesta attentiva, in spazi temporali sempre più ristretti, richieste che diventano sempre più invasive e che annullano i limiti degli spazi personali, si diventa sempre più ‘bionici’ nel senso del dipendere cognitivamente e intellettualmente dalle macchine costruite.

Con quest’andazzo si sta trasferendo nel mondo virtuale anche il piacere, e la sessualità sta perdendo le sue caratteristiche di aggressività (da adgredior), affermatività, carnalità, intimità, modularità e delicatezza.

In questi quasi due anni di pandemia, le coppie che non hanno più rapporti sessuali sono aumentate del 38% (Ordine Psicologi Lazio: Webinar del 18/06/2021 tenuto da Valentina Cosmi dal titolo ‘Sessualità nella terapia di coppia’) e i giovani e giovanissimi (12/14 anni) che fanno uso di pornografia e premono reciprocamente per avere foto di nudo, sono passati dal 6% del 2015 al 18% del 2021 (fonte RAI Gabanelli, in coda al tg7 delle 20.00 del 19/07/2021).

Allarmati, si torna a parlare dell’educazione sessuale e di chi dovrebbe occuparsene rischiando ancora e ancora di tornare a parlare del sesso degli angeli o dell’accoppiamento delle farfalle.

L’educazione sessuale dovrebbe definire il piacere sessuale e la gioia di viverlo. Dovrebbe spiegare come ottenere la completa soddisfazione sessuale e da cosa può dipendere la sua facilitazione o l’incapacità e/o impossibilità a realizzarlo. Dovrebbe raccontare quali sono le fasi evolutive fisiche e mentali attraversate da ogni singolo maschio e da ogni femmina. Ripeterne le similitudini e le differenze. Gli sviluppi psicologici che accompagnano le esperienze e che possono giustificare gli evitamenti e le facilitazioni.

Ai bambini e ai giovani interessa poco come si accoppiano gli animali mentre da subito gli interessano i risvolti del desiderio provato nei confronti delle persone di diverso genere e le motivazioni delle diverse risposte vissute e sperimentate.

Malgrado tutta questa necessità si avverte molta reticenza a parlare del sesso e finanche nei diversi movimenti reichiani questo tema sembra ormai in disuso. La materia sessuale sembra demandata solo agli specialisti della genitalizzazione. Perciò colpisce trovare, nel n.1 del 1982 della rivista ‘Energia Carattere e Società’, nella rivisitazione vegetoterapeutica della perversione, alcuni spunti importanti per una corretta definizione del sesso e della sessualità.

I lavori di Origlia suggeriscono molti altri spunti che sono anche più mirati alla corretta interpretazione ed esecuzione della Vegetoterapia (Vgt). Per esempio ci si può accorgere di quanto, pur utilizzando la Vgt, Origlia tiene in grande considerazione il dialogo all’interno del setting e all’espressione verbale anche dell’interpretazione, con l’accortezza però, di lasciare che sia il paziente a interpretare la propria esperienza.

Il vissuto indotto dall’acting, e sperimentato dal paziente, non è separato dalla propria ideazione che può essere una fantasia o un ricordo. È in tale situazione cognitiva che s'inserisce l’acting (esercizio di Vgt).

Ancora, l’acting non nasce dal vuoto del setting ma è proposto da una persona (il terapeuta) che, assumendosi la sua responsabilità, si concede anche licenze specifiche frutto di esperienza e di sapere personale. Gli acting pur essendo sempre gli stessi, possono essere eseguiti diversamente e, inoltre, possono essere anticipati e seguiti da ‘atti’ comportamentali veri e propri da parte del terapeuta. Atti che hanno un valore interpretativo cui il paziente potrà dare voce.

È ciò che accade quanto la terapeuta appoggia la mano del paziente sul proprio diaframma suggerendogli implicitamente un tocco ‘intimo’, nel senso di profondo. Un con-tatto con una diversa temperatura, un diverso ritmo (respiratorio), una diversa possibilità di toccarsi con le mani ma anche con l’alito, con il proprio respiro, intimo e personale perché leggero, profumato e soggettivo (pag. 34). È questo il caso in cui si può parlare di trasmissione energetica che dimostra che, per lavorare con l’energia organistica, non è sufficiente l’uso della Vgt.

Allo stesso modo il concetto dei blocchi energetici non rimandano necessariamente a un costrutto idraulico rappresentante una diga che impedisce il libero flusso di questo liquido energetico. I blocchi sono un innalzamento di tensione muscolare che, oltre a rendere meno sensibili perifericamente, rendono anche i movimenti meno fluidi e più meccanici. La tensione costantemente trattenuta, per paura, vergogna e altre emozioni, assume una modalità di scarica di tutto/niente. Quando ci sono blocchi muscolari/cognitivi alla libera espressione della propria umanità, l’aggressività diventa distruttiva trasformandosi in odio, livore, invidia, competizione, riscatto. Questa trasformazione si realizza con la modifica dei ritmi respiratori (pgg. 36/37).

Il plurale della frase che precede non è un refuso ma la considerazione del fatto che l’organismo umano non respira solo con i polmoni ma anche con la pelle e con tutti gli altri organi che, ritmicamente, col respiro cercano di armonizzarsi (… anche quello del pensiero).

In pratica, essere naturali significa cercare un equilibrio con la natura che siamo e che ci vive e che, specialmente nella pratica sessuale e nella sessualità, esprime il piacere e la gioia di vivere che si riduce, molto semplicemente, nel sapere come fare all’amore perché ‘fare l’amore fa bene all’amore’.

Giuseppe Ciardiello








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