Pensieri in libertà nell'aria che si respira!
Benché in sé
stessi dolorosi o piacevoli, i sintomi sono sempre un'autoterapia per il
terrore e per l'estasi, sono dei modi per dosare l'intensità di ciò che le
persone provano per gli altri o di ciò che vogliono da loro.
(A. Phillips, ‘Paure
ed esperti’, Ponte alle Grazie, 2003, pag. 79)
Non ne siamo del tutto consapevoli o non vogliamo esserlo o
non possiamo permetterci di esserlo, ma questo virus sta toccando la società che
siamo nei suoi aspetti di carattere e si sa che colpire il carattere di
chicchessia significa colpirlo nel respiro.
Gli eventi respiratori si compongono di movimenti muscolari
e tendinei che coinvolgono tutto il corpo.
In un percorso di body-scan, in cui si presta attenzione al
dettaglio di tutti i movimenti, ci si accorge che ogni atto respiratorio si
compone di movimenti, grandi o piccoli che siano, che coinvolgono ogni parte
dell’organismo.
Nel momento della inspirazione la testa tende a sollevarsi
portando il mento in alto. Il collo si piega all'indietro mentre le spalle si
sollevano delicatamente trascinando nel movimento lo sterno e quindi anche le
costole si sollevano per mezzo dei muscoli intercostali in un movimento a
fisarmonica.
I muscoli dorsali si tendono aprendo il petto e spostano
ulteriormente indietro le spalle provocando un’accentuazione corrispondente della
curva lordosica del bacino che bascula ancora più indietro di quanto sia solito, facendo più spazio ai visceri che si distendono in verticale,compressi come sono dai muscoli addominali.
Nel suo spostamento il bacino ruota anche leggermente e
stira i muscoli e tendini delle cosce che stirano anche quelli delle gambe così che, come conseguenza dello sbilanciamento complessivo del corpo, l’appoggio dei piedi cerca un nuovo equilibrio.
Tutto questo movimento avviene in un piccolo volume di
spazio e in maniera così fine e delicata che non ci si accorge di niente. E' questo che porta a
dire che noi si è il respiro e che pertanto non lo si può avvertire perché questo movimento è consueto ed è talmente solito nella dinamica
respiratoria che rappresenta la normale scansione polmonare. E quindi quel movimento appartiene alla vita, che ci abita e ci produce, che si realizza in piena autonomia malgrado noi e il fatto di accorgerci o meno della sua realizzazione.
In pratica noi siamo questo movimento.
Ma questo movimento non è il movimento originario degli organi che ci costituiscono, non ha la stessa fluidità e ampiezza del movimento primario.
Fin dal concepimento si producono modifiche strutturali,
nell'organismo umano, che cercano coordinazioni e integrazioni per costruire
relazioni idonee alla sopravvivenza.
Ciò avviene a scapito dei ritmi originari.
Ritmi biologici e pulsativi, respiratori, cardiaci,
escretori, di tutti i ritmi funzionali che cercano e trovano adattamento
in nicchie relativamente strette costruite in risposta a stimoli ambientali (sociali).
La famiglia condiziona la vita dei figli educandoli
attraverso la modulazione delle emozioni, a loro volta veicolate dal respiro.
Sì, perché ogni respiro ha la sua emozione allo stesso modo
in cui ogni emozione ha i suoi respiri.
‘Lowen afferma che la maggior parte delle persone
respira in maniera superficiale e tende a trattenere il respiro ogni volta che
si trova in situazioni di stress anche lieve. Ma a cosa è deovuto questo
disturbo? Per Lowen la sua origine è da ricercare nelle emozioni represse
nell’infanzia: i bambini trattengono il fiato per bloccare il pianto,
restringono la gola per non urlare e contraggono il petto per trattenere la
rabbia. Ognuna di queste forme di repressione porta a una riduzione del
respiro. L’individuo deve limitare la respirazione per mantenere la repressione
dei sentimenti e per non provare l’ansia che vi è associata. Già Reich aveva
notato la relazione tra ansia e disturbi della relazione. La rspirazione
superficiale, e più in generale le difese psichiche e somariche, hanno infatti
la funzione di proteggere la persona adulta dall’ansia.’ (‘Il corpo non
mente’
di L. Marchino e M. Mizrahil, Frassinelli, 2004).
Ma si respira fin dal concepimento…
È vero che nel ventre materno è il cordone ombelicale a fornire l’apporto
d’ossigeno, ma è anche vero che comunque sia i movimenti vegetativi dell’embrione, e poi del
feto, comprendono anche quelli polmonari. Fin dalla loro formazione i polmoni si esercitano con l’uso del
liquido amniotico e sono in sintonia con tutti i movimenti organismici, che sono organizzati in un
ritmo univoco. Se questa armonia non fosse interrotta da eventuali dissonanze del ritmo
materno, semplicemente il bambino non verrebbe ad
esistere[i].
Quindi si viene ad esistere fin dal
concepimento perché fin d’allora ci si incontra con un elemento estraneo, ritmicamente diverso dalla costituzione fisica di cui si è portatori.
Sarà il ritmo di cui si potrà diventare consapevoli.
Dalla nascita sarà quello del respiro il ritmo più facilmente accessibile al controllo semivolontario, della consapevolezza.
Sentire il cuore potrà far paura, ma sentire il respiro, ampio e libero, sarà la scoperta della caratterizzazione delle emozioni che, ad ogni modifica ritmica, se ne rivela una nuova costruendo diagrammi
emozionali e arcobaleni di Dimensioni Psicologiche (il modo di agire delle
persone agli eventi) che rappresentano il carattere delle persone.
Perché sì, i modi di respirare, adattati alle situazioni
relazionali, tendono a diventare stabili e a replicarsi costituendo la base per
il mantenimento di schemi comportamentali fissi, sicuri e garantiti così che possano formare le
basi per un sentimento d’identità e di carattere.
In tal caso si è ‘quella’ persona; quella che si emoziona in
quelle certe occasioni e che reagisce in tal modo a certe condizioni, parla in
quel modo, con quel ritmo e con quel ritmo respira.
Quella è anche la
sua capacità energetica, la sua capacità di esistere:
‘Nella visione di Lowen, coerente
con Reich, l’energia e la respirazione hanno questo rapporto: durante
l’inspirazione ci carichiamo di energia … durante l’espirazione scarichiamo
energia. Di conseguenza, il modo in cui una persona respira consente di fare
delle ipotesi sul suo livello energetico: più la respirazione è profonda, più
il <<fuoco>> del processo metabolico viene alimentato e dà vigore
al corpo.’ (Id, pagg. 134/135)
Il covid 19 è un ‘carognavirus’ perché colpisce nella parte
più vitale delle persone ma anche della società.
Intacca il carattere della società perché la colpisce nei
suoi ritmi, nelle espressioni vitali delle sue attività, nei suoi strumenti di
produzione energetica, nei suoi livelli e nelle sue attività ‘respiratorie’,
nel suo carattere.
Allora bisogna anche cercare di trarre insegnamento da
queste vicende e notare che è la nostra onnipotenza narcisistica ad essere stata
colpita e che i livelli respiratori e ritmici che si erano raggiunti, prima che
questo virus apparisse, erano deleteri per l’umanità stessa.
Il coronavirus ci ha obbligato a notare che non c’era più
tempo per guardarsi negli occhi. Non si sapeva più respirare l’aria di un
incontro reciproco. Si era dimenticato come arrivare a vedersi al di là
dell’espressione del viso e non si sapeva già più concedersi il tempo per un
racconto intimo. Un racconto che fosse l’invito per l’accesso ad una porta del
cuore priva di chiavi e di password. Non c’era più lo spazio per generare quel ‘caos in sé per poter generare una stella
danzante’ (Nietzsche), ma il caos era diventato solo capace di produrre paura,
ansia, panico, follia nevrotica, smania da prestazione, voracità di produzione,
gare di rendimento.
Da tutto quello che sta accadendo ci si può solo augurare
che l’occasione offerta da questo virus sia colta per riappropriarci del reale
respiro. Che si possa recuperare la capacità energetica originaria che,
veicolata da un’aria maggiormente silenziosa e resa pura dall’abbandono delle
auto e dallo spegnimento dei camini e ciminiere, ci insegni a non averne paura ma
sentirne il benefico effetto. Di liberarci finalmente dal timore di non saper
cosa fare della maggiore forza che si può avvertire nell’organismo quando si smette
di fumare. Di smettere di sostenere e identificarci in una società narcisista
che solo stando in apnea, e morendo di asfissia, riusce a realizzare il sogno
del proprio paradiso virtuale.
Insomma se questo carognavirus veramente ci insegna
qualcosa, allora dovremmo riuscire a cambiare il carattere della società che
conta così da continuare a respirare anche quando tutto questo sarà finito.
Giuseppe Ciardiello
[i] Si può
certamente presumere che, dal concepimento in poi, il corpo e la psiche si
sviluppino insieme, fusi dapprima e, gradualmente, sempre più distinti l’uno
dall’altra. Certamente, prima della nascita, si può dire della psiche
(indipendentemente dal soma) che esiste un procedere personale, una continuità
nello sperimentare. Questa continuità, che si può chiamare l’inizio del Sé, è
periodicamente interrotta da fasi di reazione alle pressioni. Il Sé comincia a
comprendere ricordi di fasi limitate in cui la reazione alla pressione disturba
la continuità.’ … E’ più probabile che sia il ritardo della respirazione
associato ad un atto di nascita troppo prolungato a costituire il fattore
traumatico, piuttosto che l’inizio stesso della respirazione. La mia esperienza
psicoanalitica m’induce a credere che non è necessariamente vero che in tutti i
casi l’inizio della respirazione sia traumatico.’
(Donald W. Winnicott, ‘Trauma della nascita e angoscia’ in
‘Dalla pediatria alla Psicoanalisi’, Martinelli & C., 1975, pag. 231).
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