sabato 7 dicembre 2019

Ma come funziona la psicoterapia?



Invito alla lettura!


Spesso le persone che chiedono una psicoterapia sono inconsapevolmente motivate più dal bisogno cognitivo, di conoscere il metodo utilizzato dal terapeuta, che dal vero desiderio di benessere.
Infatti, già in seguito ai primi incontri, il fatto di star meglio per alcune persone diventa quasi una provocazione intellettuale in cui cercare di capire ‘che cosa e come li fa star meglio’ piuttosto che essere un alimento ulteriore alla spinta di cura.
Il rischio di questo desiderio di conoscenza è che, a lungo andare, si possa camuffare di emulazione, poi di competizione e poi rischiare di diventare odio e livore perché si carica di frustrazione per non riuscire a capire cosa e come laddove non c’è niente da capire.
Sono le classiche difese intellettuali, quelle che si vestono di seduzione in ambito clinico e che ammantano di orpelli il terapeuta, oggetto e vittima dell’ammirazione, che incautamente accetta di porre rimedio agli aspetti del suo intervento apparsi incomprensibili. In tal caso, le spiegazioni saranno sempre incomplete e insoddisfacenti perché lo spirito della guarigione è sempre dentro il paziente e non nel terapeuta che potrà solo osservarla e assistervi.
Il problema dell’analisi clinica sta proprio nella difficoltà del rendere comunicabile l’operato psicoterapeutico perché, volendola dire in termini romantici, pur riuscendo a rappresentare verbalmente il metodo e l’ortodossia dell’operato, la magia dell’intervento sta sempre nella relazione. Checché se ne dica, è l’incontro tra le persone che diventa miracoloso e la ‘bacchetta magica’ della trasformazione sta nel loro rapporto.
Perciò, quando si decide di sottoporsi ad un percorso di psicoterapia, la prima cosa da decidere è se si vuole star bene o se si vuole capire come star bene. Cosa che, a pensarci bene, è un rimando alla fiducia. 

Finché si cerca di capire i modi in cui si può stare bene è inutile andare dallo psicoterapeuta; in tal caso sarebbe più utile fare un corso di counselor o di sostegno alla persona o di volontariato. Al contrario, quando e se si decide di andare da uno psicoterapeuta per stare meglio, bisognerebbe solo preoccuparsi di verificare se si verificano stati di benessere e di eventuale regressione del malessere e/o dei sintomi senza cercare di capire in che modo ha funzionato l'intervento.
detto in altre parole, quando si decide di sottoporsi ad un intervento psicoterapeutico, bisognerebbe curare l’assunzione di un unico ruolo specifico, quello del paziente, senza lasciarsi sedurre da quello di comprendere il modo di funzionare del terapeuta che attiene ad un ruolo complementare a quello del paziente. E ciò vale anche, e forse specialmente, quanto più aumenta la spinta competitiva e il desiderio di conoscere i segreti di tanta arte.
A questo proposito è necessario sapere che, in particolar modo nei processi relazionali che fondano i rapporti terapeutici, c’è sempre un binario sfocato e difficile da cogliere che un pò somiglia a quanto accade nel riposo in cui, così come il sonno allunga la vita, il sogno la illumina! ... e non si sa come avvenga.  
Giuseppe Ciardiello

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