Dovrebbe ormai essersi consolidato nei pareri di tutti gli addetti ai lavori (psicologi, medici e psichiatri) l'idea per cui la nostra società è tansitata, da un cappello fantasmatico edipico, ad uno narcisistico.
Mancando la consapevolezza di tale evoluzione, si rischia di veder vanificato anche l'impegno terapeutico con discapito di ambedue i protagonisti della relazione.
Questo può essere uno dei motivi per cui tante psicoterapie stanno cedendo il passo a strumenti tecnici che badano ai sintomi piuttosto che ai vissuti e per cui tanti colleghi guardano con più fiducia e simpatia a questi strumenti anziché ai soliti percorsi di più lunga durata.
Ma è necessario e importante non perdere la fiducia nei paradigmi storici.
Primo, perché è comunque da essi che discendono questi strumenti che promettono una più immediata soluzione sintomatica. Secondo perché, anche quando si utilizza uno strumento tecnico con effetto limitato al sintomo, la modifica sintomatica avviene in una personalità complessa dove è impensabile che un intervento chirurgico possa veramente essere limitato.
Certamente da leggere un libro emblematico pubblicato già da qualche anno a questa parte:
"L'uomo senza inconscio", di Massimo Recalcati, RaffaelloCortina ed., 2010 con un'ottima sisntesi fatta da Anna Pancallo.
giovedì 30 novembre 2017
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