martedì 10 novembre 2015

Stress e panico: amici per la pelle!




Lo stress e il panico sono accomunati dal fatto che l’uno può scatenare l’altro.




Stati di affaticamento, fisico e psichico, possono facilitare l’emergere, più o meno  improvviso, di stati ansiosi che possono facilmente trasformarsi in panico. Questa mutua dipendenza rende la pratica respiratoria uno dei metodi d’elezione per la remissione sintomatica del panico.




Quando si è sotto stress o si è stanchi e disattenti alla mobilità corporea, toracica in particolare, e ai bisogni immediati dell’organismo, non ci si accorge dei ritmi esorbitanti cui il corpo è sottoposto e si diventa sordi alle diverse stonature che si insinuano in un funzionamento più o meno armonico.


Ad un certo ritmo cardiaco non corrisponde più quello respiratorio; la verbalizzazione non si appoggia più sul respiro e tutto il comportamento, camminare, gesticolare, occupare lo spazio, diventano disarmonici e persino gli occhi diventano fin troppo vivaci, ma rigidi, nel tentativo di comprendere tutto (tenere tutto dentro).



È il controllo che comincia a fare cilecca!


Diventa difficile coordinare tutti i comportamenti e le funzioni dell’organismo quando i loro spazi si sono ristretti.




Questa disarticolazione è il panico.




La stanchezza derivante dallo stress lo ha reso libero di esprimersi e, a volte ma non sempre, respirare stando attenti ai ritmi polmonari, può ripristinare il controllo e produrre il ripristino delle coordinate psico/fisiche cui si è abituati.




Ma il problema non è lo stress e il panico per come sono comunemente intesi.




Per come si è bituati a vederli, quello che normalmente si intende per stress e panico rappresenta solo l’esito finale ed espressivo di un disagio che è a monte.




Il panico vero, quello cui fanno riferimento le persone che ne soffrono, non è solo lo scombussolamento sintomatico che si avverte in certi momenti. Il panico corrisponde a configurazioni complessive di dimensioni psicologiche che si sono strutturate nel corso della vita.



Quando quello che c'è sotto interessa quanto quello che c'è sopra!
Sono i toni specifici assunti dalle emozioni a colorare l'anima e permettere relazioni personali e particolari. Tutto può essere rimandato a dimensioni che, siccome riguardano specificamente il corpo, sono leggibili in termini analogici: equilibrio, controllo, integrazione, abbandono, sostegno, fiducia, rabbia.



Queste dimensioni danno ragione di una precisa gerarchia di confronto e di indagine per la risoluzione del panico.



La ricerca di una corretta respirazione e rilassamento, nel disturbo panico, non è la ricerca di una precisa sequenza ginnica, ma si inscrive nella ricerca e rieducazione dinamica delle configurazioni da sostenere e consolidare. Per evitare di trasformare le persone in oggetti di cura, bisogna considerarle nel loro complesso evitando di confondere i sintomi con la malattia.



I sintomi sono l'espressione comportamentale in risposta ad eventi recenti che si legano, per qualche strano disegno, ad eventi che le persone stanno vivendo da tempo remoto.



Queste cose sono il panico; i sintomi, anche quelli respiratori, lo stanno solo raccontando!



Di questi stati ed eventi si è trattato in occasione di un incontro tenutosi il 28 novembre a Salerno, presso lo Studio di Psicoterapia Corporea della dott.ssa Rosa Albano, in Corso Vittorio Emanuele 94, scala D, int. 5.


Il titolo dell’incontro è stato: “Il disturbo d’attacco di panico nella relazione che cura”; lo stesso tipo di incontro si terrà a ottobre 2016, a Roma, per introdurre un gruppo di psicoterapia per la risoluzione del panico.

E' gradita la prenotazione.




Giuseppe Ciardiello  (cell. 3405638126) 

Rieducazione respiratoria meccanica

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