Una cosa che il mestiere dello psicoterapeuta insegna è che tutti gli uomini e donne sono uguali nella loro diversità; vuol dire che sono strutturalmente uguali ma funzionalmente diversi e che, pur somigliandosi per come sono fatti, funzionano in modo diverso.
Sembra facile entrare in questo paradosso eppure, almeno per le derive sociali cui si assiste, per la maggior parte delle persone deve rimanere alquanto strano concepire una diversità nell'uguaglianza. Eppure tutti noi, esseri umani, sappiamo che pur essendo composti degli stessi organi, ognuno di noi funziona in modo diverso.
Ogni organismo umano si compone di impianti epidermici, ossei, muscolari, e di organi interni che comunicano tra di loro per mezzo del sistema nervoso centrale.
Il SNC, formato dal cervello e dai nervi, che sono la sua promanazione organismica, raggiunge praticamente tutti gli organi del corpo compresa la pelle che è l'organo più periferico. Così gli stimoli che vengono dalla realtà nella quale ci troviamo, sono registrati dalla periferia del corpo, quindi dalla pelle e dagli organi ricettivi periferici, e dai nervi sono trasportati fino al cervello perché li traduca, da messaggi elettrochimici in immagini, pensieri, concetti e forme che abbiano senso per l'organismo così da comprenderli.
La traduzione che il SNC svolge consiste quindi nella trasformazione dei messaggi corporei, muscolari, ossei, ecc., in immagini e forme mentali che abbiano un senso personale. Sarebbe come dire che il SNC con quei messaggi costruisce una mappa del mondo che circonda l'organismo non potendo riprodurlo al 100 %.
Questo vuole anche dire che ognuno di noi si muove in un mondo costantemente 'mappato' e costruito facendo uso di intenzioni, improvvisazioni, ipotesi, impressioni, opinioni ecc.
A questa traduzione partecipano poi anche tutte le esperienze passate che così hanno offerto un piano di riferimento esperienziale alla capacità di costruire un'architettura coerente di queste mappe. Allora dare un senso agli stimoli che colpiscono il nostro corpo e che raggiungono il nostro cervello, e quindi percepire, vuole anche dire dargli un senso; un senso lineare, coerente e personale.
Cioè, ogni mappa è soggettiva e ogni realtà riprodotta, in quanto personale e soggettiva, è diversa da quella prodotta da chiunque altro.
Inoltre la traduzione effettuata dal SNC non tiene conto della possibile diversità dello stimolo che la provoca né delle possibili diverse conformazioni dell'organo che lo riceve che a sua volta si è formato in relazione alle esperienze vissute che l'hanno conformato in un certo modo.
Cioè il cervello, formatosi in base alle dotazioni organismiche ereditate, non registra le differenze di dotazione organiche né le forme soggettive assunte dagli organi recettivi in relazione alle singole esperienze perché non esiste una forma ideale organismica. Per lui tutto è perfettamente funzionante; indipendentemente da come funzionano gli organi recettori, per il SNC l'importante è che trasmettano l'informazione.
Così nella vita comune, anche assistendo ad uno stesso spettacolo musicale, spesso noi tutti non si è consapevoli del fatto che l'udito di ognuno degli spettatori, che è qualitativamente diverso dall'uno all'altro, progetta una mappa soggettiva e si è convinti di commuoversi per lo stesso spettacolo.
Negli organismi umani, in cui tutta la fisiologia è differenziata, si realizza per questa differenziazione quell'unicità che ognuno di noi mette in campo nell'interpretare un'opera d'arte.
Cambia il peso del corpo sulla poltrona e sono diversi i punti di vista rispetto al contesto dello spettacolo. Per quanto detto circa le diversità individuali, i diversi SNC ricevono dalla periferia del corpo, e quindi dagli occhi, orecchie, nasi, pelli ecc., i messaggi diversificati per soggetto (emittente e ricevente) della stessa realtà che poi vengono tradotti e interpretati dai cervelli diversi per esperienza.
Con tutta questa diversità processuale l'esito non può che dare luogo a diverse interpretazioni della realtà anche quando questa è comune. Così, anche quando si assiste ad una stessa realtà, la psicologia insegna che l'applauso dedicato ad una stessa esecuzione musicale o ad un'opera teatrale, in realtà è rivolto alla propria traduzione dell'opera, alla propria mappa, alle proprie proiezioni ed impressioni sensoriali.
Del resto forse l'arte è proprio questo; consiste in quell'attività, tipicamente umana, che nella diversità dei corpi riesce a cogliere quel senso di infinitezza che li accomuna, quel senso che le rende uguali.
Il paradosso dell'umanità allora consiste proprio nel fatto che la differenza tra persone sta nella loro uguaglianza. Compongono i piani e le mappe della realtà in modo assolutamente uguali giungendo a costruzioni simili della realtà che li comprende. Si è uguali e diversi nel manifestare e nel costruire le diversità interpretative della realtà così che tutte le istanze umane sono poi giocoforza improntate alla diversità e all'uguaglianze organismiche.
Allora se un cieco non può costruire nel suo immaginario una realtà composta dagli stessi colori di un vedente, sarà mai possibile che un organismo composto di genitali maschili possa costruire, nel proprio immaginario, la stessa identica realtà di un organismo che possiede genitali femminili (in cui chiaramente la differenza, a livello organismico, non consiste solo nei genitali)?
In un post di qualche giorno fa su Facebook avevo provocatoriamente lanciato l'idea che sul tema dell'aborto debbano essere solo le donne ad esprimersi.
Ora, senza alcuna intenzione provocatoria, e volendo entrare nello specifico vorrei rivolgermi a tutti gli amici e nemici, uomini e maschi, di un certo credo, ceto, età, estrazione e appartenenza e fede politica e ideologica, e chiedergli: ma secondo voi, è mai possibile per noi, di genere maschile, sostituirci agli esseri di genere femminili nella decisione della maternità.
Per come siamo conformati e costituiti, potremo mai cogliere e rappresentarci la sensazione fisica della fecondazione, per amore o per subita violenza, le leggeri intemperanze chimiche che seguono, i movimenti dell'ovulo nello spostarsi e radicarsi nell'utero. Potremo mai mappare le flebili sensazioni dello sviluppo dell'embrione e quelle che vengono dopo, quando si trasforma in feto? Oppure potremmo mai rappresentarci quelle sensazioni che derivano dallo spazio, sempre crescente per il nuovo organismo, che comincia a reclamare un proprio posto nel mondo?
E' con questi messaggi, fisici, chimici ed esperienziali che una donna deve fare i conti e deve decidere se portare avanti o no la propria gravidanza. È con questo vissuto che deve confrontarsi nel decidere se consentire o no, alla vita che alberga nel suo grembo, di continuare ad 'essere'.
Per queste stesse condizioni solo l'arroganza, la presunzione, la prepotenza e la violenza possono permettere a degli stessi esseri umani, ma di sesso maschile, di intromettersi nella loro decisione strettamente femminile.
Giuseppe Ciardiello