La vegetoterapia si avvale dei movimenti oculari per riattivare la memoria di eventi che sono stati dimenticati o ai quali non è stata data consapevolmente l'importanza che meritavano.
Ma, indipendentemente dai ricordi, sembra che il movimento degli occhi si leghi specificamente alla memoria relazionale.
Il sostegno empirico a questa convinzione viene da un team di ricercatori dell'Università della California a Davis, che ne parlano in un articolo pubblicato sulla rivista "Neuron".
Gli autori hanno ipotizzato che l'ippocampo, organo deputato a richiamare alla coscienza eventi passati, sia anche il luogo deputato alla loro gestione nell'espressione relazionale.
Per valutare questa ipotesi, Deborah Hannula e Charan Ranganath (http://www.cell.com/neuron/abstract/S0896-6273(09)00636-9) hanno utilizzato la RMSf per monitorare l'attività cerebrale di persone sottoposti alla visione di eventi in cui erano accoppiati volti e scene.
Poi venivano riproposte le scene e i volti separatamente con il compito di associarli scegliendo i volti da una serie di tre. Nel contempo venivano registrati i movimenti oculari.
Gli autori hanno verificato che i soggetti passavano più tempo a scrutare i volti mostrati associati alle scene, anche quando la scelta era sbagliata (affermando la mancata relazione quando invece il volto si associava).
Gli autori hanno verificato che i soggetti passavano più tempo a scrutare i volti mostrati associati alle scene, anche quando la scelta era sbagliata (affermando la mancata relazione quando invece il volto si associava).
Specie quest'ultimo punto dimostrerebbe che i movimenti oculari aumentano anche quando il ricordo è inconsapevole. Inoltre, che l'attivazione dell'ippocampo si correla alla tendenza delle persone ad osservare quel viso.
Pur considerando il cervello complessivamente coinvolto in ogni attività, quindi anche in quelle di rammemorazione, è stato osservato che l'ippocampo subiva un particolare incremento di attività alle risposte esatte.
A parte il ruolo che l'ippocampo può avere nella consapevolezza, il fatto che, anche quando il ricordo è impreciso il movimento degli occhi risulta più attivo, mostra che esiste un legame preciso con il ricordo inconsapevole e quindi, secondo i due autori, i movimenti oculari possono essere usati come un binario di entrata nella memoria per persone con difficoltà cognitive, per bambini e per quanti mostrano difficoltà negli usuali test sulla memoria. Inoltre: "Il tracciamento degli occhi potrebbe essere usato per ottenere
informazioni su eventi che hanno coinvolto le persone anche quando non ne hanno
memoria cosciente o tentano di nascondere l'informazione".
E' di per sé evidente quanto questa ricerca vada nel senso della validazione anche del lavoro svolto con l'EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing).
Per la vgt significa qualcosa in più perché ci si basa anche sulle contrazioni corporee.
Quella delle contrazioni corporee come àncora di eventi storico emozionali, è una evenienza considerata anche dall'EMDR, anche se non è giunta ad una formalizzazione complessiva.
In questa tecnica è considerata la possibilità di sostituire le stimolazioni oculari con il taping, che è una sorta di autostimolazione ritmica, che ricerca l'àncora sensoriale aptica.
La convalida per l'utilizzo del complesso corporeo può venirci dalla fisiologia.
Si sa che la funzione attentiva coinvolge tutto il corpo, non si limita quindi ai movimenti oculari, generando una tensione generalizzata. Quando si è attenti aumenta la tensione miografica di moltissimi distretti corporei. L'esperienza immediata può essere data dalla stanchezza oculare (muscoli estrinseci ed intrinseci degli occhi), dalla stanchezza e irrigidimento dei muscoli zigomatici, a volte del risorio, dei pellicciai e, molto spesso, dal dolore generato dalla tensione dei muscoli del collo e della nuca.
Inoltre, l'atteggiamento attento si esprime anche nella postura.
E' possibile allora ipotizzare che, anche se la scienza si limita a parlare dei soli movimenti oculari, in presenza di elementi che si legano ad eventi relazionali specifici che a loro volta si legano ai movimenti oculari, anche altri distretti corporei si attivano in sintonia con i suddetti movimenti ed è possibile che si determini un legame con l'aumento di tensione miografica.
L'aumento di tensione darà una forma specifica al corpo e, se queste tensioni corrispondono agli eventi relazionali che le persone possono aver dimenticato, questa forma corrisponderà alla caratterialità (Navarro, "Caratterologia post-reichiana" 1991).
La carraterialità è qualcosa che dà forma agli individui e, proprio per questo, ogni individuo può facilmente osservarla negli altri ma non è consapevole della propria.
Il lavoro di vgt consiste anche nel sensibilizzare circa l'autosegnalazione periferica.
Si può diventare più consapevoli dei propri atteggiamenti, come quelli attentivi, oppure, non essendone consapevoli, quelle stesse tensioni, che sono disfunzionali nella quotidianeità, diventano finestre di accesso agli eventi importanti.
Giuseppe Ciardiello
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