mercoledì 27 aprile 2016

La depressione del respiro

La depressione è un'ulteriore espressione del carattere e del comportamento che si accompagna ad un'evidente cambiamento del modo di respirare.

Le spalle si abbassano chiudendosi in avanti, il petto si incava e il dorso assume un aspetto curvo come se sostenesse un peso.
Al massaggio del dorso si può avvertire una rigidità particolare data dalla posizione congelata dei muscoli intercostali posteriori che sono tesi a tirare in avanti sia il dorso che le spalle.

La deambulazione è lenta e i passi si accorciano rappresentando una grande fatica.

L'aspetto psicologico si colora di malinconia e il viso si appesantisce, come tutto il resto, a testimonianza del collasso energetico dell'organismo in generale (dell'Ego se vogliamo dirla in termini analitici).

Le conseguenze di questo atteggiamento sono una maggiore facilità a stancarsi, un'aumentata sensibilità al freddo e più frequenti disturbi fisici.
La conseguente riduzione delle attività fisiche rivelano una limitazione dei movimenti a livello macroscopico.

Si può sospettare facilmente un'analoga riduzione del movimento anche a livello microscopico; si riduce certamente la scansione polmonare, sia per il ridotto fabbisogno di ossigeno sia per il ridotto desiderio di ritemprarsi, ed è probabile si riduca anche la mobilità cellulare.

Una rieducazione respiratoria può rappresentare un valido aiuto nei momenti di affaticamento psicofisico.

La tecnica di vgt: gli acting

In vgt nei casi di depressione si pone particolare attenzione al recupero delle curve lordosiche sia del collo sia del tratto lombare della colonna vertebrale. Inoltre si cerca di recuperare l'elasticità del tratto dorsale intervenendo con dolci manipolazioni e curandone la sensibilità, con acting che coinvolgono le braccia.

La pianificazione di tutti gli acting prevede la costante rieducazione respiratoria che deve approfondirsi e ampliarsi. Cioè il respiro si dirige, consapevolmente, sia verso il pube, spingendo il diaframma come descritto in questo stesso blog nell'articolo sull'ansia, sia verso le ascelle. Contemporaneamente le spalle si abbassano e raddrizzano spingendosi indietro.

Un esercizio

Un derivato dagli acting di vgt può essere un piccolo esercizio che è possibile realizzare durante la giornata.

Ci si pone con la colonna vertebrale aderente allo spigolo di un muro o lungo lo spigolo della cornice di una porta; le gambe vanno tenute flesse così che che la schiena possa appoggiarsi allo spigolo in tutta la sua lunghezza.
Il mento va tenuto verso il basso, con il collo spinto indietro e la nuca che spinge in alto. 
Le braccia si abbandonano lungo i fianchi come se fossero tirate da due elastici.

Un altro elastico lo si immagina fissato alla nuca e teso verso il soffitto. Sarà quello che si tenderà, ogni volta che l'aria uscirà dalla bocca, e trascinerà con sé tutta la colonna.

Simmetricamente con il dorso, anche il bacino si porterà in avanti realizzando una piccola rotazione capace di spostare i genitali verso l'ombelico.

Il movimento

L'inspirazione va effettuata dal naso mentre si spinge con l'osso sacro verso lo spigolo così allontanando, dallo stesso, la colonna lombare. 

La curva del collo si cerca di tenerla il più possibile stabile.

L'espirazione, effettuata dalla bocca, si accompagna ad un piccolo sospiro rumoroso mentre la testa viene tirata verso il soffitto dall'elastico che si immagina fissato alla nuca e al soffitto.

Mentre si espira i genitali girano verso l'ombelico mentre le mani, che vanno verso il pavimento, trascinano anche le spalle. 

Il portamento

La postura che questo esercizio realizza è l'assunzione di un atteggiamento che ricorda la fierezza.

Una persona fiera dà l'impressione di essere soddisfatta, sicura e, per ogni passo che compie nello spazio della vita, accoglie a piene polmoni l'aria che gli si offre.

Trovo molto rappresentativo della fierezza l'atteggiamento di alcuni bei volatili osservati di recente.

E nel leggere la fierezza si può notare anche che, nell'assumere una postura, mette l'altro nella possibilità di leggere un atteggiamento (la curiosità per esempio).

Possibile nei volatili, è sicuro per le persone. Così si comunica!




La postura comunica un atteggiamento indicativo di ciò che si starà vivendo e pensando in quel preciso momento.

L'empatia corrisponde alla capacità di leggere gli atteggiamenti (assunti con le posture mentali e fisiche) che i neuroni specchio rendono possibile, immedesimandosi, appunto, nelle posture.

Certo una rieducazione respiratoria non risolve i problemi depressivi, fobici, ipocondriaci, però aiuta a comunicare in maniera più efficace i propri desideri.

Pur avvalendosi di un semplice esercizio fisico, l'approccio vegetoterapeutico cerca di contattare gli abiti specifici dei disturbi; le dimensioni psicologiche.

Sono queste dimensioni a differenziare sia i disturbi sia le persone all'interno degli stessi disturbi in quanto ogni persona, pur portatore di un analogo disturbo, lo sarà a modo suo.

Perciò, come vegetoterapeuti, siamo più interessati al modo in cui una persona è depressa piuttosto che al fatto che lo sia! 

Giuseppe Ciardiello



domenica 24 aprile 2016

L'ansia nel respiro

Pur non essendo vero che un modo errato di respirare causa il panico, che ad oggi è considerato un vestito composto da diversi indumenti che colorano la personalità (le dimensioni psicologiche) piuttosto che un disturbo occasionalmente motivato, è vero che una respirazione corretta si correla con uno stato d'animo tranquillo.

Anche quando si è agitati e preoccupati, l'attenzione posta alle sensazioni derivanti da una corretta respirazione è in grado di calmare anche gli spiriti più sensibili.

L'insolita capacità di avvertirne i benefici deriva dalla disabitudine ad osservarsi, dalla cattiva abitudine respiratoria, dalle posizioni assunte e, infine, dalla tecnica respiratoria.

In vegetoterapia (vgt) l'esercizio respiratorio è un movimento molto importante e ha sempre rappresentato un punto focale fondamentale. L'attenzione al respiro è uno degli elementi fondamentali dell'impianto di vgt tanto che ogni scuola di pensiero, ma forse anche ogni terapeuta, si forma una propria personale convinzione circa il suo utilizzo. 

Il momento e le modalità con cui utilizzare il processo del respiro, sono oggetto di studio costante perché si ritiene che la respirazione sia una funzione fondamentale dell'organismo. 

Si ritiene che il respiro sia legato al movimento al punto da confondercisi e che, insieme, questi due processi fanno la loro comparsa al momento del concepimento.

Da allora in poi queste due funzioni spariranno solo con la morte mentre, nel corso del tempo, cambieranno forma e sostanza in modo tanto costante da sottolineare ad ogni istante le modifiche, piccolissime e inavvertite, dell'organismo.

In vgt il respiro è visto anche legato alla forma del carattere che le persone assumono perché si ritiene che, tra queste due funzioni, ci sia una mutua influenza. 
Il modo di respirare sarebbe determinato dal carattere ma sarebbe anche il modo specifico di respirare a caratterizzare e determinare il carattere. 

Il carattere è l'espressione del modo d'essere delle persone, sia come modalità psicologica, sia come espressione degli atteggiamenti e dei modi che le persone hanno di occupare gli spazi di relazione.

Da questo punto di vista la vgt cerca nel ritmo, nell'espansione toracica, nella coordinazione respiro/movimento toracico, nell'uso della bocca e/o del naso, nel sollevamento delle spalle, nella partecipazione del ventre, nel tipo di appoggio sui piedi, nell'allentamento delle ginocchia, nel movimento del bacino, insomma nella partecipazione complessiva dell'organismo al processo respiratorio, le dinamiche relazionali e storiche che hanno contribuito a dare forma alla persona, e che ancora si riproducono, architettando condizioni sociali analoghe.

Questo vuol dire che ogni persona avrà un modo personale e soggettivo di respirare ma non vuol dire che la vgt non consideri che ci sia un modo corretto di respirare piuttosto che un altro.
Anzi, indipendentemente dal carattere, ogni persona può imparare ad usare modalità respiratorie capaci di abbassare l'ansia e portare l'agitazione, anche mentale, a livelli più tollerabili.

Correggendo la postura e l'atteggiamento corporeo è possibile modificare l'assetto delle spalle e del torace che consentono una maggiore apertura polmonare. Il raddrizzamento della parte alta del corpo consente un allineamento vertebrale capace di sostenere anche una maggiore simmetria della parte bassa che, così disposta, permette un ulteriore espansione addominale. Il tutto permette una maggiore espansione del diaframma.

Dall'immagine di sinistra è evidente quanto la parte scura, rappresentante l'espansione polmonare, nella figura B sia molto più estesa.

Il tratto del corpo che permette una maggiore dilatazione dei polmoni, è quello diaframmatico il cui funzionamento deve sempre essere tenuto corretto.

E' possibile immaginare la cupola diaframmatica come un pistone che spinge l'aria fuori, nell'espirazione sollevandosi verso il torace, e la tira dentro nella fase di inspirazione allargandosi verso l'addome e i genitali.

Se funziona bene, ed ha quindi  conservato la sua elasticità e ampiezza, ci consente di realizzare complete scansioni polmonari senza un eccessivo impegno toracico e consentendo alle spalle di sollevarsi solo di poco.

Il respiro cambia per ogni vissuto emotivo grazie all'azione di questa cupola muscolare e tendinea che, come tutti i muscoli, è capace di congelare nelle sue cellule l'apprendimento corrispondente ad alcune abitudini di vita.
Così, spesso, ci si ritrova con debito di ossigeno perché si conduce una vita sospesi in costanti apnee d'attesa.

Ci sono molte tecniche capaci di risvegliare le sensazioni addominali relative al movimento diaframmatico. 

Stesi su un materassino, con la mano appoggiata sotto l'ombelico, o sostituendola con un libro o un altro oggetto, ad ogni inspirazione si cerca di sollevarla con l'azione del gonfiore dell'addome.

Oppure, appoggiando ambedue le mani ai fianchi con le dita all'altezza dell'ombelico, o appena più sotto, si inspira provocandone il sollevamento inspirando e l'abbassamento all'espirazione.
Si può anche contrastare delicatamente il sollevamento del ventre così da avvertire con più efficacia il lavoro diaframmatico.

In vgt i movimenti respiratori sono diversi e coinvolgono parti diverse del corpo in momenti terapeutici diversi. All'inizio in modo frazionato, nel prosieguo della terapia i movimenti si fanno sempre più complessivi e armonici arrivando a coinvolgere, contemporaneamente, tutto l'organismo.

Una cura particolare è anche prestata alla espirazione che, solitamente, avviene solo in misura parziale. 

Un acting particolare si rivela essere una panacea anche per le condizioni di stress, stanchezza e momenti di nervosismo:

distendersi comodamente su uno stuoino, o un tappeto o una coperta, con un asciugamano arrotolato sotto la nuca, per addolcire la curva cervicale, e un leggero plaid se si teme di avere freddo. 
Le ginocchia vanno sollevate, sono in linea con le anche e, come i piedi, lasciano un pò di spazio tra di loro. In questa posizione anche la curva lombare si addolcisce.

Se è ancora necessario si può appoggiare un libro sul ventre.
L'inspirazione si effettua dal naso sollevando il ventre. Le spalle sono rilassate e restano ferme o si muovono il meno possibile; le braccia restano distese lungo il corpo, le mani con le palme rivolte al soffitto e la schiena resta morbida nella disposizione a seguire il movimento respiratorio, se questo gli si impone.

Dopo un'apnea di qualche secondo, si effettua l'espirazione dalla bocca lasciando che l'aria faccia vibrare morbidamente le corde vocali, nell'espressione di una 'Ahhh' prolungata, fino ad esaurimento dell'aria.

Questa espressione vocalica è simile ad un sospiro (non ad un grido)! 

In questo movimento è necessario solo contrastare la naturale tendenza della testa a spostarsi all'indietro. In tal modo si produrrebbe un'ulteriore aumento della curva cervicale che, nella convinzione vegetoterapeutica, porterebbe ad una riduzione del contatto sensoriale e psicologico con sé stessi.  

Un accorgimento tecnico che può aiutare a ridurre questa curva è immaginare che fuoriesca, dalla sommità del cranio, un elastico fissato alla parete opposta e che tiri sempre di più, mano a mano che l'aria esce, e poi si allenta alla successiva fase inspiratoria.

E così facendo si calma anche l'ansia...
Provare per credere!

Giuseppe Ciardiello

venerdì 22 aprile 2016

L'intelligenza inconscia

Molto accade in automatico e la nostra vita si svolge, per la maggior parte, senza che si sia pienamente consapevoli.

Questo accade anche nel setting terapeutico e, malgrado le attenzioni che si possono prestare alla cura dell'arredo e degli atteggiamenti, la grandissima parte della comunicazione si svolge al di fuori della consapevolezza.

In ambito analitico e terapeutico quest'aspetto dell'automatismo comunicativo necessita di una costante rivisitazione.

Quando si è nella stanza d'analisi, piuttosto che preoccuparsi di tenere tutto sotto controllo, si può scoprire la necessità di imparare a fidarsi del proprio intuito; di quella parte inconsapevole che osserva anche quando si è distratti.
Quell'ombra di cui tutti sono in costante compagnia, accompagna anche i terapeuti e non solo gli tiene compagnia, ma sembra che si ponga a guardia della correttezza interpretativa e del rispetto delle regole del setting.

Langs ha scritto un bel libro a proposito degli interventi dei pazienti che sono commenti di quelli dei terapeuti.
Ma ancora più interessante appare un capitolo del suo "Manuale del sogno a occhi aperti" specie per noi vegetoterapeuti.

Il lavoro con il corpo richiede costante attenzione alla gestione dello spazio interattivo e alle vibrazioni comunicative che si stabiliscono tra la coppia analitica.
In vgt a volte è necessario spostarsi dalla sedia per toccare il paziente. A volte è necessario fornire un piccolo massaggio oppure un contatto di sostegno o comprensione. Il conforto a volte richiede un contatto. Altre volte uno sguardo è più significativo di qualunque comunicazione e allora sarà il tono del gesto o dello sguardo ad assumere il ruolo di boa intorno cui ruota l'intero rapporto.

Purtroppo questi elementi non vengono sempre approfonditi ma per Langs sembra che l'autogoverno implicito acquisti un'importanza particolare. Secondo il suo punto di vista il nostro inconscio è estremamente attento alle nostre azioni e in grado di avvertire immediatamente qualunque violazione del setting.
Perciò, quando durante un incontro d'analisi si ha anche solo l'impressione di una scorrettezza, sarà il caso di dargli ascolto e drizzare le orecchie verso il proprio intuito perché, se non sembra ci sia stata una violazione di setting o di contesto, potrebbe essere solo una rassicurazione autoindotta. Un autoinganno narcisista!
E bisogna tener conto del fatto che lo stesso livello di attenzione inconsapevole si realizza per ambedue gli interpreti analitici.

Sicuramente molti di noi sono consapevoli di quanto l'inconscio sopperisca alla disattenzione terapeutica, tra l'altro anche dovuta al fattore umano, ma per sottolinearne ancora l'importanza vorrei trascrivere un paragrafo dal libro di Langs, di cui sopra, dal titolo: CONTESTI PROTETTI E ALTERATI di pag. 133.

"Per chiarire questa dimensione cruciale, così familiare per la mente inconscia, eppure estranea alla mente conscia, suggeriamo alcune prospettive. Ogni relazione o situazione della vostra vita si svlge in un ambiente o in un contesto, una ribalta su cui si dispiegano le vostre interazioni. Il contesto include:
  1. L'ambiente fisico e la natura di fondo delle vostre interazioni con gli altri.
  2. I confini fisici e psicologici tra voi e loro.
  3. Un insieme di leggi, regole, costumi e usanze socioculturali.
L'elemento fisico del contesto crea l'ambiente reale e i confini concreti delle nostre interazioni. Ciò include locali, edifici, stanze, veicoli, e così via. Il contesto ideale o protetto è costituito da un ambiente fisico sicuro: per un bambino è la stanza di casa dove dorme, per un impiegato il suo ufficio, per un insegnante la classe. Forme comuni di trasgressione del contesto sono i cambiamenti nei locali, l'assenza di uno spazio protetto e i danni ai confini fisici.
Gli aspetti psicologici del contesto includono le regole e le leggi a tutti i livelli (internazionali, nazionali e locali) così come i codici di comportamento familiari e sociali. Queste regole fondamentali definiscono e disciplinano le nostre relazioni e interazioni.
Esiste, come ho detto, un insieme ideale di regole fondamentali che ci sostengono e proteggono, consentendoci di crescere e agire al meglio. Il modello del contesto ideale esiste nel sistema inconscio profondo della mente; anzi, almeno per la cultura occidentale si può parlare di un contesto protetto universale. Il modello si sviluppa in ognuno di noi attraverso l'esperienza inconscia delle trasgressioni al contesto (protetto o deviante) avvenute fin dall'infanzia.
Ogni evento importante della vita ha un ambiente, un contesto e un insieme di regole definite esplicitamente e implicitamente: famiglia, scuola, amore, lavoro, amicizia, e così via. L'adesione a queste regole crea le premesse per un tipo di relazione, quando invece i cambiamenti provocano una situazione ben differente.
I contesti protetti accrescono il nostro senso di fiducia e sicurezza, la creatività e la maturità, ma generano anche un senso di angoscia da intrappolamento, una forma silenziosa collegata all'angoscia di morte. Sono forme particolarmente intense, ma di solito inconsce. I contesti protetti creano le migliori condizioni possibili per le relazioni umane, ma generano picchi di angoscia che ci costringono a modificarli; e ciò avviene comunemente oggigiorno.
I contesti alterati ci danno un certo sollievo temporaneo dall'angoscia di morte, intrappolamento o di altro tipo, ma sono sempre nocivi, persecutori, dannosi per sé e gli altri, e possono turbare le nostre relazioni e attività. Nondimeno, l'impressione di essere indifesi di fronte alla morte e ai traumi collegati i spinge inconsciamente a modificare anche solo in parte il contesto. Trasgrediamo molti contesti, grandi e piccoli, e favoriamo questi comportamenti lesivi con un grande diniego del costo ultimo che ne sopportiamo in termini di dolore, sofferenza e perdita di creatività."

Non ci si pensa spesso ma a volte anche un abbraccio, un bacio sulle guance o una semplice carezza, un avvicinamento della sedia o la disinvoltura con cui ci si rapporta per rompere gli schematismi e i formalismi imbalsamanti, possono essere tentativi di trasgressione!



Giuseppe Ciardiello






































martedì 5 aprile 2016

Reich e il sesso



Il meccanicismo sessuale





Genitalità è uno dei termini che Reich utilizzò tentando di descrivere la sessualità naturale. Certo, la sessualità naturale dal suo punto di vista, che era un punto di osservazione meccanicista e costruito su ipotesi dedotte dall'osservazione dei pazienti. 

Si ricorderà il film Hysteria; film del 2011 diretto da Tanya Wexler. Racconta una delle esperienze che, si può facilmente immaginare, tra le più esaltanti nella vita di un medico. Ambientato a Londra nel 1880, narra le vicende di Mortimer Granville, un giovane medico che si arrangia lavorando per diversi ospedali. E' inviso ai colleghi e ai datori di lavoro per le sue idee rivoluzionarie relative all'igiene che, trascurata, secondo lui è causa di molte delle malattie comunemente trasmesse dai germi della cui esistenza, all'epoca, non si sapeva. Trovato lavoro nello studio di Dalrymple, che gli spiega la sua tecnica del massaggio vaginale finalizzato al riposizionamento dell'utero, dopo diverse vicissitudini Mortimer scopre l'uso sostitutivo del vibratore che fa felice molte donne dell'epoca...
Interessante è lo spaccato culturale che il film presenta.
A detta del dottor Dalrymple circa la metà delle donne della città (di Londra) soffriva di isteria. Questo disturbo, provocato dal cattivo posizionamento dell'utero, non sembrava conoscere genesi (del resto anche oggi molti disturbi non hanno una spiegazione e sono fatti risalire ad eventi generici) e l'anomalia poteva essere corretta con manovre manuali; senza per questo incorrere nel pericolo di provocare il piacere di queste donne perché il loro piacere era prodotto solo dall'introduzione del pene.

Quella descritta dal film era la posizione medica scientifica del 1880 in una delle città più importanti d'europa, Londra. Nel continente, dieci anni dopo, il 1889, Freud pubblica L'interpretazione dei sogni; nel 1942 Reich vede pubblicato La funzione dell'orgasmo dopo che nel 25 e nel 27 ha pubblicato rispettivamente Il Carattere Pulsionale e Genitalità. Negli anni 1935/36 vede la stampa Sessualità e angoscia.
L'aspetto reichiano che maggiormente emerge da questi libri è quello di un Reich biologo e la scienza, all'epoca, era individuata nella matematica, la fisica e la biologia! In proposito lo stesso Freud riteneva che la biologia, prima o poi, avrebbe spiegato la psiche; e all'epoca le neuroscienze non esistevano ancora. Fu su questa falsariga che Reich ipotizzò l'esistenza di un'energia nuova che, animando gli esseri viventi, si esprimeva con leggi diverse da quelle realizzate dall'energia comunemente conosciuta (energia termica, rotante, elettrica ecc.).
Chiamò Orgone quest'aspetto processuale dell'organismo formalizzandolo in una formula quasi matematica. L'energia sessuale rappresentava l'eccellenza di questa energia vitale che si realizzava nei processi di tensione-carica-scarica-distensione, a rappresentare i diversi momenti di interazione erotica.

Per queste posizioni, e da più parti, Reich è stato spesso visto come meccanicista e, anche in tempi recenti, alcuni suoi più affezionati seguaci vedono nelle sue ricerche una modalità meccanica di interpretare i processi dell'essere vivente umano. Il suo meccanicismo  consisterebbe nel considerare questa energia come un flusso che percorre tutto l'organismo (nei suoi fusi muscolari, nei percorsi tendinei, ossei e nervosi) che, reagendo nei confronti delle relazioni con la realtà che si presenta sotto forma di oggetti e persone, prenderebbe una forma conseguente a queste relazioni come fosse veramente impressa da questi elementi esterni. In tal modo si presupporrebbe una sanità vera solo se non ci fosse alcun condizionamento capace di produrre blocchi corporei. Invece la cultura, formando le persone, le rende quello che sono dando luogo alla normalità di forma e di funzionamento che conosciamo. Evidentemente, in questa normalità, sono altre le condizioni che determinano i disturbi in quanto la normalità corrisponde proprio ai condizionamenti sociali in accordo con le competenze genetiche organismiche. Tutti gli esseri sono normalmente in grado di sostenere l'impatto con una realtà che obbliga ad un'assunzione di forma e solo di fronte a richieste eccessive, vuoi per modalità che per quantità e per capacità originaria di reagire per dotazione genetica, l'esito può essere disfunzionale. Ancora oggi, parlando di stress e resilienza, ci si ritrova ad usare termini che si rifanno ai concetti di esaurimento o di insufficienza il che comporta un implicito meccanicismo derivante dall'impiego implicito del concetto di energia. Su questo tema Reich ha solo introdotto l'impiego di un nuovo termine, orgone, lasciando invariata l'idea relativa alla sostanza. La patologia consisterebbe nell'eccesso di forma che, come nel caso delle donne isteriche del film di cui sopra, enfatizza aspetti che si riflettono sia nel corpo sia nella psiche. Quando l'impronta dell'evento esterno è eccessivo, o impresso per molto tempo, si modifica anche il carattere e la personalità rimane incisa in modo specifico e caratteristico.
Interessante e rivoluzionaria fu la considerazione relativa al corpo per cui la forma assunta dagli organismi non sarebbe solo psicologica.
L'aspetto meccanico della realtà organismica non fu una trovata di Reich ma era già un presupposto di Freud: "Successivamente (all'affermazione di Darwin secondo cui la libera espressione dello stato emotivo intensificava l'emozione stessa mentre la sua soppressione l'indeboliva - nota dello scrivente) è divenuta prevalente la prospettiva opposta basata sulla convinzione che l'espressione riduce la forza dell'emozione. Su questa linea si pone la teoria psicoanalitica per la quale le reazioni verbali, fisiologiche e corporee sono canali alternativi per <<scaricare>> l'energia emozionale; se un canale è bloccato la risposta attraverso gli altri dovrebbe aumentare di intensità." ("Affetti. Natura e sviluppo delle relazioni interpersonali". A cura di M. Ammaniti e N. Dazzi, ed. Laterza, 20001.

Già nella psicoanalisi di Freud la cura psicoanalitica si rifà principalmente ad un modello idraulico cogliendo l'aspetto meccanico del funzionamento organismico. Tale era il modello ereditato da Reich nel momento in cui la sua preoccupazione divenne la psicoterapia che, dovendo avvalersi della biologia, perché appartenente al campo medico, e dovendo affrancarsi dagli aspetti filosofici delle dinamiche intrapersonali e dalle analisi che si protraevano per molto tempo, si caricò della preoccupazione di dare risposte pratiche per la veloce risoluzione di disturbi immediati.
Ma Reich non fu l'unico psicoanalista a cedere alla seduzione pragmatica. Altri autori della stessa epoca, per esempio Groddeck (1866 - 1934) e Ferenczi (1873 - 1933), cercarono analogamente di cogliere e problematizzare gli aspetti disturbanti della personalità che potevano essere trattati relazionalmente.

Posta in tal modo la questione energetica si sposta sul versante della differenza tra l'analisi e la terapia che porta ad affermare che forse il vero problema reichiano, inteso come un raffronto storico ed evolutivo di tutto il movimento che a Reich si richiama, fu l'intento psicoterapeutico! A ben vedere lo è ancora oggi vista la difficoltà generale ad indicare Reich come geniale psicoterapeuta e la necessità, ancora attuale, di molti dei suoi rappresentanti di definirsi analisti piuttosto che terapeuti.
Reich fu spinto, fin dall'inizio della sua carriera, da un lato a cercare procedure pratiche d'intervento che fossero oggettive, come richiedeva anche la prassi psicoanalitica e medica dell'epoca. Dall'altra cercò di fare in modo che queste procedure fossero anche standardizzabili, e quindi utilizzabili allo stesso modo, a fronte di un analogo disturbo. Cercava in pratica di produrre principi validi universalmente al punto da trascurare anche quanto di relazionale l'aveva indotto a scrivere L'analisi del carattere (1933). Le ricerche di Oslo lo spostarono verso la necessità di coniare un nuovo termine per indicare qualcosa di inspiegabile per le conoscenze dell'epoca; qualcosa che raccontasse sostanzialmente di un'essenza che agiva dentro e tra le persone. Qualcosa che pur essendo fisico si esprimeva anche come spirito e mentale: l'Orgone.
E' da dire che di questa definizione Reich ebbe il merito e non la colpa perchè fu onestamente in grado di affermare di essersi incontrato con fenomeni non ancora spiegabili. Tra l'altro alcuni eventi ancora oggi si presentano di difficile interpretazione e non si capisce a cosa siano dovuti. Per esempio non è ancora del tutto chiaro per quale motivo un orgasmo dovuto ad un coito sia più gratificante di quello che segue la masturbazione. In quale modo il cervello riesca a produrre una modifica strutturale della periferia corporea (la pelle dei fachiri indiani, per esempio) oppure in quale modo il cervello possa produrre modifiche di sé stesso.
Per questi particolari funzionamenti dell'organismo Reich cercò di spiegare le diverse manifestazioni che, non riconducibili alle manifestazioni energetiche all'epoca misurabili, cercò di inquadrare in modo alternativo. Forse fu per la necessità di descrivere i nuovi processi osservati che Reich coniò il termine orgone e per designare deguatamente procedimenti tecnici adeguati alla realizzazione di una nuova metodologia d'indagine come aveva fatto con la vegetoterapia!
Oggi si può solo dire che il ricorso ancora attuale al termine generico di energia (D. Siegel, Mappe per la mente, RaffaelloCortinaEditore, 2014) resta testimone di una difficoltà tuttora presente nella definizione della complessa materia organismica.
Ma la sua disponibilità ad accettare eventi anche sorprendenti deve persuaderci del fatto che, se vivesse ancora oggi, sarebbe il primo a rivedere la sua teoria sulla sessualità e a ridimensionare le affermazioni sulla genitalità. Come sarebbe il primo a riconoscere il fatto che tutti i rapporti arriscono e che, tenuti ai margini, impoveriscono complessivamente tutta l'umanità perchè impediscono le domande e le risposte che nascono dall'amore.
Quando si ama si apprezzano le stelle e l'argenteo lunare ma l'esperienza completa di questo sentimento si accompagna alle sensazioni che le manovre fisiche del corpo necessitano. Come tutte le emozioni e i sentimenti, anche l'amore appare un prodotto unicamente mentale. Ma la realtà è che amare significa apprezzare e desiderare tutto dell'altra persona perché può chiamarsi amore solo il sentimento che induce a preservare e proteggere tutto, ma proprio tutto, della persona amata.

"Forza, su, un po' di coraggio: di che natura sono, esattamente, le domande non formulate che mi pongo sull'omosessualità di Grégoire? E' questa la vera domanda! Ci pensavo questo pomeriggio guardandoli, lui e Frédéric, mentre raccoglievano lamponi. Grégoire stesso mi ha dato la risposta dopo cena, finita l'ultima cucchiaiata di crumble. Mentre facevamo un giro del giardino, mi ha preso a braccetto e mi ha detto che sapeva esattamente quello che pensavo. A proposito di Frédéric e me, ti chiedi, nonno, chi incula e chi è inculato. (Lieve sbalordimento del nonno.) E' normalissimo, sai: a proposito dell'omosessualità tutti si fanno domande del genere. (Pausa) E siccome mi vuoi bene come io ne voglio a te, ti domandi se il tuo nipote preferito prende tutte le precauzioni del caso per non beccarsi quella porcheria dell'aids. E' vero, sì, proprio su questo punto si addensano le mie inquietudini. Libero quindi il torrente di domande che forse tormentano un sacco di poveri ragazzi e che non osano fare a nessuno. Come siamo messi con la saliva? E' un veicolo di trasmissione? E i pompini? Si può prendere l'aids facendo un pompino? E le emorroidi? E le gengive? Vi prendete cura dei denti? E la frequenza? E la varietà dei partner? Siete fedeli, almeno? Non preoccuparti, nonno, Frédéric non ha certo lasciato la moglie per tradirmi con un uomo! E per quel che mi riguarda, sono come te, risolutamente monogamo. Quanto poi al fatto di chi incula chi, è l'uno o l'altro, secondo l'umore o l'andamento degli eventi, a volte l'uno e poi l'altro. Ancora un giro del giardino, poi questa spiegazione, più tecnica: Quanto a sapere perché l'omosessualità, nonno, è una domanda complessa! Restiamo in superficie, d'accordo? e diciamo che solo l'uomo può davvero soddisfare l'uomo. Considera per esempio il pompino, da un punto di vista strettamente tecnico: bisogna averne sentiti personalmente i vantaggi per essere un buon pompinaro! Una donna, per quanto dotata, non ha che una competenza parziale...." (Storia di un corpo, di Daniel Pennac, Universale Economica Feltrinelli, 2014)

Amare vuol dire fornirsi di un'educazione sessuale sana in cui ogni cosa è presentata col suo nome. L'intento terapeutico deve essere anche educativo e deve esserlo in modo chiaro, pur rispettando la riservatezza delle persone e la delicatezza degli argomenti. Non ci possono essere giri di parole nè perifrasi perché, malgrado il romanticismo, l'argomento è serio e i veri oggetti d'amore non vanno posseduti ma amati; vanno coltivati, accuditi, preservati, curati.

La vegetoterapia è sempre stata un pò fraintesa.
Di volta in volta è stata vista come foriera di sesso libero o di ispirazione libertaria, quando la sua preoccupazione principale era la legittimazione della gioia a tutte le età e condizioni che, solo se espressa pienamente e con diritto, non pregiudica l'etica né la morale.

Giuseppe Ciardiello